Volevo fare qualcosa, ma non potevo fare altro che aspettare. Ad un certo momento gli stessi uomini che mi avevano rinchiuso vennero a prendermi: senza troppi preamboli mi alzarono per le braccia a forza e mi condussero attraverso un viale con le gambe penzoloni. Per avere qualche spiegazione, timidamente cercavo lo sguardo dei miei due accompagnatori, che sembrava avessero facce di pietra e non si accorgessero minimamente dei miei tentativi di attirare la loro attenzione. Disperato rivolsi lo sguardo altrove e vidi delle abitazioni, belle e grandi abitazioni immerse in verdi prati curati , e persone in disparte che mi scrutavano con sospetto, come se io fossi uno strano animale. Era la prima volta che mi sentivo così a disagio, così estraneo, così diverso… solo poi mi accorsi di quanto il mio aspetto fosse differente da quello di queste persone: quei loro vestiti belli e raffinati, quelle strane acconciature, ma soprattutto quella pelle chiara, un po’ scolorita… Mentre ero ancora immerso nei miei pensieri, il sole si offuscò e dopo pochi attimi una pioggia copiosa cominciò a cadere: rigagnoli d’acqua si formarono dappertutto ed il mio corpo venne bagnato completamente. Era una sensazione stupenda, che non provavo da parecchio tempo: con la bocca e la lingua cercavo di acchiappare tutte le gocce d’acqua che potevo, divincolandomi non poco dalla presa dei miei due accompagnatori, che a questo punto, infastiditi dai miei sussulti, decisero di farmi stare tranquillo rifilandomi un energico strattone. Ci fermammo davanti ad una grande casa, da cui uscì un uomo che avanzò deciso verso di me: doveva essere un capo o una persona importante (lo capii dai suoi abiti molto eleganti e dal suo portamento fiero). “Ancora!! ” esclamò stizzito. “Conducetelo subito fuori dal nostro territorio!” ordinò rivolto ai due energumeni che mi accompagnavano. Per un attimo rimasi intimidito, ma poi trovai il coraggio di far uscire dalle mie labbra una frase: “Perché non posso restare?” E l’uomo, che si stava già allontanando, si voltò di scatto e mi rispose: “Qui non c’è posto per te!”. “Ma, signore, io non ho mai visto tanta acqua: dove abito io non piove quasi mai” osai ribattere. E lui: “Questo posto è nostro da sempre e non vogliamo dividerlo con nessuno!”. Io insistei: “Per migliorare le nostre condizioni, basterebbe solo un po’ della vostra acqua al nostro villaggio!”. “No!” rispose lui spazientito, ed aggiunse: ”L’acqua è nostra e non possiamo privarcene nemmeno un po’!”. Preso dalla rabbia io sbottai: “Ma se addirittura la sprecate per gioco!”. L’uomo, visibilmente arrabbiato per la mia insistenza, con queste parole mi tappò la bocca: “Del gioco noi non possiamo fare a meno, ma di te e del tuo villaggio sì!” e rivolto ai miei due guardiani comandò loro: “E adesso cacciatelo via!”. Questi non aspettarono oltre: mi trascinarono fino ad arrivare alla soglia di una grande porta e mi scaraventarono fuori. Rimasi con il viso a terra ad osservare il portone, che si richiudeva tra le risate dei due bruti e la rabbia che mi saliva in corpo. Sconcertato presi la via del ritorno, sperando di riuscire a raggiungere il mio villaggio e ci arrivai, ma quasi per miracolo, mezzo morto per la fatica e per la sete sofferte. Ai miei genitori ed alla gente non raccontai nulla di ciò che avevo visto, dissi solo che mi ero allontanato incautamente dal villaggio e mi ero perso: non volevo passare per pazzo come il nonno! Pochi giorni dopo, mi ritrovai a cavalcioni del mio “Vecchio Saggio” e tutto mi sembrava un incredibile sogno, o forse volevo crederlo io per non impazzire dalla rabbia! Tentai di sviare la mente con ogni mezzo, ma il pensiero era fisso là, a Danzanabbo e a quelle persone così fortunate…e allora un desiderio mi balenò nella testa: “Vorrei che anche loro provassero a vivere come noi, con pochissima acqua a disposizione, e magari noi avessimo tutta quell’acqua: sai poi le risate che mi farei!”. Proprio in quel istante un sussulto sotto le mie gambe mi fece traballare e perdere l’equilibrio. Ero stupito ed incredulo: anche se può sembrare assurdo, io ebbi l’impressione che a causare quella forte vibrazione fosse stato proprio il “Vecchio Saggio”. Non ebbi il tempo di pensare ad altro, che l’arrivo repentino di un secondo scossone mi mandò letteralmente a gambe all’aria e finii a terra. Sentii uno strano fruscio provenire dall’interno dell’albero…o forse era più un bisbiglio…sì, era sempre più chiaro: si trattava di una flebile voce che mi sussurrava: “Verrà esaudito il tuo